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Sensuale, decisa, talvolta arrendevole, fantasiosa... Nelle segrete stanze il piacere è un gioco!
Sono in un locale con le luci basse, la musica alta. È appena finito un concerto che ho visto seduta al bancone, spiando dalla giusta distanza le sagome in piedi. Corpi che si muovono o restano impalati, sussurrano qualcosa in un orecchio vicino con le labbra prossime alla pelle, un contatto fugace, una bocca su un bicchiere che lascia il segno di rossetto. Lancio un solo sguardo al cantante sul palco e alla band, illuminati, ben esposti, poi vago con gli occhi sulla platea, stretta nella sala piccola e poco illuminata. Preferisco i dettagli, quelli che devi scoprire, pure nel buio. L’angolo di una bocca, la consistenza degli occhi, le vene di una mano, una nuca, un avambraccio, la grana della pelle, sino a quelli meno visibili a un primo sguardo. Osservo uomini e donne. Nelle mie fantasie il piacere è condiviso. Nella stanza fa caldo. Una goccia di sudore mi scende sulla schiena, tra le scapole, giù attraverso la canottiera bianca a costine che lascia intravedere la rotondità del seno, la curva del punto vita. Accavallo le gambe nel verso opposto a quello in cui le ho tenute sino a ora, con attenzione. Ho deciso di non indossare mutandine. Qualcuno resta in pista a ballare, alcuni escono a fumare una sigaretta, altri si avvicinano a prendere da bere. Adesso guardo da vicino, il mio desiderio intercetta il desiderio altrui e lo conduce a me. Mi si mette di fianco un uomo, fa per sussurrarmi qualcosa all’orecchio, per vincere il rumore della musica, ma non parla, mi respira soltanto sul collo, un soffio leggero. Mi sento bagnata. Scavallo le gambe e la pelle bianca della coscia si libera dalla tensione della stretta. Le divarico e porto la sua mano nel punto esatto del mio piacere. Fremo. Vedo sul suo viso l’eccitazione e la soddisfazione: sono completamente bagnata. Siamo nel momento esatto in cui la tensione erotica, se fossimo soli in una stanza, si scioglierebbe nuda e selvaggia, con le lingue lanciate a leccare ogni parte del corpo, il suo cazzo nella mia bocca, le mani a stringere il seno, poi il culo e oltre. Ma siamo in un locale pubblico, circondati da persone, il gioco qui è un altro: procurarci accenni di piacere, con discrezione, senza farci scoprire. Finge ancora di parlarmi, aderisce al mio corpo, continua a muovere la mano tra le gambe. Sento la sua erezione. Sfioro senza farmi vedere. Resisto, ma desidero farlo godere.Una ragazza ci guarda con gli occhi svegli, le faccio un cenno, si avvicina, mi scosta i capelli dalla guancia, con una carezza. Facciamo muro con l’esterno. Sono ancora io a guidare il gioco. Le metto la mano sul suo scroto, mentre io inizio a muovere la mia sul pene eretto. Le mani si incontrano. Lei ha un buon profumo, le sussurro porcate all’orecchio, che poi lecco fingendo di parlare. Lui le sfiora un capezzolo duro, poi torna tra le mie gambe. Il resto lo immaginiamo. Il piacere è un gioco di fantasia...
Sussurrami porcate - con il tono che piace a me - ti farò godere!
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